L’allenamento non ha importanza.
Tutta ‘sta roba su quantità, intensità, frequenza, frequenza cardiaca, lattato, velocità, potenza, resistenza… non è così importante. Nessuna di queste cose lo è.
Gli allenatori spendono ore del proprio tempo ponderando su “facciamo 6 x 200 o 7?″, “dovremmo usare una ripartenza di 1:40 o 1:35 per questa serie?”, “questa serie di gambe dovrebbe essere di 800 o 600 metri?”.
E non fa alcuna differenza.
Non se vuoi vincere.
L’allenamento non è… importante… a meno che…
Immagina questo.
Una mattina presto in un meraviglioso impianto sportivo con piscina.
L’allenatore/gli allenatori e il resto del team atletico hanno impiegato due ore discutendo dell’allenamento, dei cicli, del carico e delle corrette frequenze cardiache, per concludere con i volumi ideali di lavoro adatti al nuotatore per questa sessione di allenamento.
Gli atleti arrivano, portando con sé le ultime novità in merito agli attrezzi da allenamento, costumoni tecnici, integratori e proteine e sono pronti ad iniziare.
L’allenamento inizia tra 10 minuti.
Sembra che tutto sia pronto per iniziare quello che sarà un ottimo allenamento.
Ora osserva meglio… c’è qualcosa di più.
Gli atleti avrebbero dovuto essere qui già da 30 minuti per lo stretching e la preparazione all’allenamento ma molti di loro sono arrivati in ritardo.
Appena arrivati, poi, si sono messi a parlare dell’ultimo film che hanno visto e del punteggio totalizzato a Halo 3.
inizia il riscaldamento …200 a Stile in scioltezza.
Il tuffo di entrata è scomposto, la posizione di scivolamento misera e non c’è molta potenza.
Respirano sulla prima bracciata nuotano la prima vasca senza curare la tecnica e respirazione.
Alla prima virata rallentano, hanno già respirato tre volte prima di raggiungere le bandierine, la spinta post-virata era fiacca hanno rotto l’acqua prima delle bandierine.
Come si avvicinano al muro alla fine dei 200 di riscaldamento si fermano a tre metri dal muro e si avvicinano camminando.
Contenuto ed Intenzione – La scienza e l’arte del nuoto.
Quando gli allenatori scrivono gli allenamenti, il contenuto dell’allenamento, essi lo fanno dando per scontato una cosa: che gli atleti lo completeranno con l’intenzione con cui era stato scritto.
Nessun allenatore scrive un allenamento pensando “e poi questi 200 li faranno con una tecnica terribile, saranno lenti e, ottimo, si spingeranno anche male dal muro”.
Quello che fa la differenza è il desiderio, la capacità e l’impegno dell’atleta nell’eseguire il contenuto – il “cosa” dell’allenamento- con l’intento con cui era stato pensato -il “come” dell’allenamento.
Sta tutto qui, a mio modo di vedere, l’equilibrio tra la scienza e l’arte di nuotare.
La scienza e l’arte di nuotare: una non può esistere senza l’altra.
Nuotatori e allenatori a volte spendono troppo tempo a pensare il “cosa” del nuoto. Le serie, le ripetute, intensità etc. E, certo, questa è la scienza del nuoto ed è importantissima, ma è solo metà del lavoro.
Il successo di un nuotatore non può prescindere dal “come” – dall’arte del nuotare.
Il programma di allenamento più intelligente e meglio scritto del mondo – quello che è scientificamente provato che funziona – non farà miracoli fino a che il nuotatore non lo nuoterà con l’intenzione per cui era stato preparato.
È questo equilibrio che conta: mettere in pratica al meglio l’allenamento cercando di far capire agli atleti che se capiscono a cosa serve e lavorano tenendo presente il come, allora quell’allenamento farà la differenza.
Un programma di allenamento anche semplice ma eseguito da nuotatori motivati produrrà risultati straordinari ogni volta!
L’allenamento non è importante, quindi… a meno che non applichi assieme scienza e arte del nuoto: allora avrai una combinazione imbattibile!
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