Mi è capitato di leggere un estratto da un volume ISTAT “La pratica sportiva in Italia” e chiaramente, essendo il titolo del paragrafo “la pratica del nuoto in Italia” non potevo esimermi dal leggerlo.
Riporto i tratti salienti della discussione che, pur essendo soltanto dati numerici e statistici, dicono qualcosa sul nostro sport preferito. Ognuno poi ne trarrà le proprie conclusioni e magari vorrà lasciare qualche commento.
“Negli ultimi anni, una delle linee di approfondimento più promettenti è quella
che riguarda la pratica dei singoli sport. Si pensi al monitoraggio della domanda,
necessario per indirizzare gli interventi sui servizi: ogni sport richiede una chiara
individuazione. Come esempio prenderemo il nuoto e le discipline che ad esso si
riferiscono. […]
I gruppi più numerosi risultano quelli del “calcio, calcetto”
e “ginnastica, aerobica, fitness e cultura fisica”. Il terzo gruppo è “sport acquatici e
subacquei” (Tav. 1).
Come si vede il “Calcio” è citato in totale da circa 3 milioni e mezzo di persone,
e il “Nuoto” che è al secondo posto, ne conta quasi altrettanti!!! […]
Secondo questa impostazione, lo sport di cui ci occupiamo (sport acquatici /
nuoto) ha circa tre milioni e mezzo di praticanti (corrispondenti a circa seimila
praticanti su centomila abitanti: il 6%). Nelle analisi che seguiranno sarà questa la
numerosità del fenomeno che cercheremo di approfondire.
Analisi dei dati
Ricapitoliamo dunque l’immagine delle attività natatorie (sport acquatici/nuoto), quale emerge dai dati che abbiamo fin qui presentato.
Rispondono di praticare queste attività in senso sportivo circa 3.480.000 italiani di tre anni e più; probabilmente altri ce ne saranno tra coloro che dichiarano di praticare qualche attività fisica, ma purtroppo il questionario non prevedeva una descrizione precisa di questo ultimo aspetto.
La pratica di pallanuoto, tuffi e nuoto sincronizzato raccoglie circa 30 mila citazioni, e ciò è abbastanza verosimile, mentre la stragrande maggioranza risponde semplicemente di praticare “nuoto”. Il criterio di raccolta dei dati consente di vedere se lo sport è praticato in via principale o in via secondaria. Guardando la tavola 2 risalta chiaramente che il nuoto
è praticato spesso come attività secondaria in aggiunta ad altri sport, mentre lo stesso
non si può dire per il calcio e la ginnastica.
Quanto alle differenze di genere (Tav. 1), si può osservare che nel nuoto queste
hanno un peso rilevante, ma non preponderante come nel calcio (su 100 praticanti
maschi ben 41 praticano calcio-calcetto) e nella ginnastica (su 100 praticanti femmine
ben 44 praticano le attività di quel gruppo). Torneremo su questo aspetto più avanti.
Nella successiva tavola 5 viene analizzata più in dettaglio la pratica natatoria
come primo sport o come attività secondaria nelle diverse fasce d’età. Qualche
problema interpretativo è presente nella prima fascia di età, relativamente al concetto
di sport differenziato dall’attività motoria in acqua; ciò nonostante, 150 mila bambini
che praticano nuoto sui circa 300 mila praticanti totali nella fascia 3-5 anni
rappresentano l’elemento più caratterizzante di questa età.
Il nuoto come attività secondaria si afferma nelle età successive, soprattutto nella
fascia adulta (che potrebbe essere ulteriormente disaggregata per migliori
approfondimenti).
Sulla base di questa impostazione si è scelto poi di disaggregare ulteriormente i dati per età (Tav.7), mantenendo le quatto classi della tavola 6 anche a costo di incappare in qualche anomalia (come quella dell’attività agonistica “ufficiale” che compare fra i 3 e i 5 anni). L’aver mantenuto le due fasce d’età estreme consente di segnalare una notevole precocità nella pratica del nuoto sotto i 6 anni, insieme con una qualche persistenza dopo i 75.
Finora abbiamo ragionato sui valori assoluti, perché ci è sembrato che le varie grandezze fossero utili per inquadrare il fenomeno in modo più concreto. Tuttavia le tavole con le percentuali consentono di apprezzare meglio le differenze di comportamento tra le varie classi. Utilizziamo perciò i confronti tra le percentuali per “leggere” i differenti profili di pratica nel territorio.
Nella tavola 8 è stato calcolato il rapporto tra il numero dei praticanti nel nuoto,
con le quattro modalità già utilizzate, e la popolazione residente ogni mille abitanti
nelle regioni italiane.
I dati evidenziano come l’attività natatoria abbia un suo specifico profilo in ogni
zona; qui possiamo dare solo alcuni spunti di lettura.
Anzitutto notiamo che la pratica del nuoto come primo sport è prevalente rispetto all’attività di tipo secondario, ma risalta l’eccezione del Trentino Alto Adige
(quasi il 10% della popolazione dichiara di praticare nuoto come attività secondaria, e ciò fa salire il totale della regione ad un eccezionale 15%).
Per valore totale si segnalano anche Val d’Aosta e Lombardia (entrambe oltre il 9%), Veneto ed Emilia Romagna (oltre l’8%); segue il Lazio (7,8%).
La pratica del nuoto è evidentemente più diffusa nelle regioni del Nord rispetto alle regioni del Centro e Sud d’Italia, con le eccezioni dell’Emilia Romagna e del Lazio che si collocano rispettivamente al 5° e 6° posto della classifica nazionale.
A titolo di esempio riportiamo qualche commento sul profilo di alcune regioni.
- Trentino Alto Adige. Come abbiamo segnalato, nella regione la pratica del nuoto è prevalentemente secondaria, ma anche l’attività agonistica ufficiale è al di sopra della media nazionale. Questi valori consentono al Trentino Alto Adige di collocarsi al primo posto nella graduatoria delle regioni italiane. Questa ampia diffusione dell’attività natatoria potrebbe essere il risultato di una giusta politica di prevenzione e sensibilizzazione, unita all’alto tenore di vita e alla disponibilità di impianti (anche per ragioni turistiche).
- Liguria. La regione presenta una notevole diffusione del nuoto sia come attività agonistica ufficiale, attività non agonistica e attività secondaria. Solo l’attività agonistica non ufficiale ha valori inferiori alla media nazionale. Complessivamente la Liguria si colloca tra le prime regioni in graduatoria. Il dato dell’attività agonistica ufficiale è il più elevato in Italia (8,7 per mille, quasi il doppio della media nazionale) e ciò conferma la tradizione agonistica della regione.
- Lazio. Nel Lazio sono riscontrabili valori positivi in tutte le modalità, fatta eccezione del nuoto come attività secondaria (dove è rilevato un valore inferiore alla media nazionale). Il Lazio ha peraltro un profilo del tutto particolare, con un’alta incidenza di attività agonistica ufficiale (8.6 per mille, secondo solo all’8,7 della Liguria) ed un altissimo valore di attività agonistica non ufficiale (10,4 per mille, tre volte la media nazionale). Questi risultati possono collegarsi al fatto che il Lazio èuna delle regioni con la maggiore densità di piscine e di società sportive di nuoto.
E’ bene tenere presente che quando le percentuali divengono troppo basse la
misurazione non è più accurata e, specie per quanto riguarda le forme di attività
“agonistica”, la percezione soggettiva dell’intervistato può essere influenzata da vari
fattori. Tuttavia risaltano le risposte sulla partecipazione “agonistica ufficiale” in
Molise e Basilicata, comparabili con quelle del Veneto e del Piemonte: uno stimolo in
più ad approfondire l’integrazione con dati di altre fonti per una visione “a tutto
tondo” delle specificità locali.
Indagini come questa consentono di descrivere ed analizzare il fenomeno nuoto
anche in rapporto con gli altri sport praticati in Italia, sia per la specifica metodologia
applicata sia per l’ampiezza del campione disponibile. Collegando questo tipo di
studio con quelli della Federazione Italiana Nuoto, sarà possibile in futuro avere un
quadro ancora più completo e approfondito della pratica del nuoto sul territorio
nazionale.
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