Il gomito alto aumenta la potenza della bracciata?
Quando si guarda alle immagini subacquee dei nuotatori più veloci del mondo, scattisti o fondisti che siano, si nota sempre la posizione ricorrente del gomito alto, chiamata anche Early Vertical Forearm (EVF). I gomiti non sono solo “alti”, sono “insolitamente alti”… quasi in una posizione contorta con un’estensione estrema (angolo negativo) e una rotazione interna dell’articolazione della spalla, in particolare quando associata alla rotazione del corpo nella direzione opposta. +
Questa posizione del braccio porta con se la domanda: può davvero una posizione così contorta essere una posizione di forza? Io credo che la risposta sia no (anche se c’è chi dice il contrario, come la coach Kathlyn Pypes, puoi leggere le sue argomentazioni nella serie Uno Stile Libero Perfetto in 5 Mosse). Per provare praticamente la cosa potete provare a tirarvi fuori dall’acqua posizionando le braccia, invece che solo le mani, come nell’immagine sottostante.
Oppure in palestra, utilizzando un Pulley per i tricipiti, provando a spingere verso il basso con il braccio disteso. Provate poi con le braccia posizionate lateralmente, spalle estese e gomiti in alto, non sarete in grado di spostare lo stesso peso. Con le spalle completamente estese (angolo negativo) semplicemente non sarete in una posizione meccanica di forza.
E allora perché si utilizza il gomito alto?
Quindi, se questa strana posizione a gomito alto non riguarda la potenza, che cosa riguarda? L’attrito. Cambiando la posizione del braccio mentre si muove lungo il ciclo di bracciata è possibile ridurre l’attrito in maniera significativa (non eliminarlo)!
Per provare questa sensazione fate questa prova:
- una vasca di gambe con le pinne allungando un braccio sopra la testa e l’altro verso il fondo della piscina.
Noterete subito la quantità di attrito del vostro braccio quando è posizionato ad angolo retto rispetto all’asse del corpo. All’atto pratico dovrete “tribolare” per tenere quel braccio in posizione e, anche a velocità ridicole, lo sentirete traballare come una palma in un uragano. Ma ora viene il bello:
Ora, provate la stessa cosa ma invece di posizionare il braccio disteso verso il fondo, lasciatelo sporgere lateralmente (parallelo al fondo) piegando però il gomito a 90 gradi, come se steste nuotando con la posizione del gomito alto. Sentirete molto meno attrito in questa posizione. Stesso braccio, posizione diversa, un sacco di attrito in meno
!Perché questa posizione a gomito alto crea meno attrito?
Ha a che fare con il braccio, non con l’avambraccio. Solo la parte superiore del braccio si muove in avanti durante la quasi totalità del ciclo di bracciata (per causare attrito frontale l’oggetto deve muoversi in avanti). Inoltre la parte superiore del braccio è anche la più grossa, pertanto modificare il suo orientamento con la posizione del gomito alto riduce il coefficiente di attrito.
Tenere il gomito alto significa semplicemente mantenere la parte superiore del braccio in una posizone più vicina alla linea di movimento del corpo causando così un minore attrito frontale.
Come si può imparare, all’atto pratico, ad eseguire la trazione utilizzando l’EVF?
Al Race Club utilizziamo l’esercizio di remate a gomito alto (vedi video 1 qui sotto), l’esercizio paletta umana (il recupero viene fatto senza far uscire il braccio dall’acqua ma ruotando il palmo della mano verso l’alto e facendola passare davanti al petto e avanti fino alla posizione di presa), e l’esercizio di remate con un braccio solo. Utilizziamo anche le palette fulcrum e le mezze palette paddle per rinforzare il corretto schema motorio di questa tecnica.
La buona notizia è che ormai i migliori allenatori fanno imparare la posizione di gomito alto ai propri nuotatori. Adesso sai anche perché è bene utilizzarla secondo l’allenatore USA Gary Hall.
Il video
Vostro, in vasca, Gary Hall Sr.
The Race Club
Leggi: Gary Hall Sr: demistifichiamo i falsi miti sul nuoto – parte 1
Leggi: Gary Hall Sr: demistifichiamo i falsi miti sul nuoto – parte 2
Leggi: Gary Hall Sr: demistifichiamo i falsi miti sul nuoto – parte 3
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